L’ARTE NUOVA, LA NUOVA VITA

Piet Mondrian
arteideologia raccolta supplementi
nomade n. 7 dicembre 2013
RINEGOZIARE GLI ATTI MANCATI
3
pagina
Un manoscritto in lingua francese datato giugno 1932 e intitolato semplicemente Introduction è vicino per data e argomento allo scritto L'arte nuova, la nuova vita, e si può supporre che ne costituisca appunto l'introduzione. Una conferma di ciò può essere trovata in una lettera scritta nel1932 da Mondrian a van Eesteren: "Ho aggiunto un'introduzione al mio libriccino, perché la gente non capisce perché un pittore dovrebbe occuparsi di persona delle leggi della vita, non capisce che le leggi della vita si realizzano forse nel modo più chiaro in arte. Nell'arte del passato le leggi della vita sono vaghe, ma nell'arte moderna, e specialmente nella mia opera, esse emergono chiaramente... Ho costruito ogni cosa sull'osservazione, ma poiché l'osservazione implica un'intera cultura e la pittura è così ben adattata a rivelare l'equilibrio e la felicità, l’arte dell'osservazione è pervenuta alla fine della sua cultura e noi siamo in grado di passarla in rassegna per intero."
Le parti del testo che pubblichiamo sono tratte da “Piet Mondrian - Tutti gli scritti” a cura di Harry Holtzman (prefazione di Filiberto Menna, traduzione di Libero Sosio), pubblicato da Feltrinelli nel novembre 1975. Le pagine indicate si riferiscono appunto a questa edizione. Le sottolineature sono nostre.

Introduzione
[pag. 317-321]

In un tempo come il nostro, in cui le condizioni sociali, politiche ed economiche richiedono sforzi fondati sulla realtà, è ovvio che non ci sia una comprensione generale dell'enorme influenza che l'arte esercita o potrebbe esercitare sulla vita pratica. A causa del suo carattere convenzionale o per l'ignoranza del suo vero contenuto, l'arte è sempre stata considerata una ricerca di una bellezza ideale o decorativa; di qui l'incapacità di vedere in che modo essa possa indicare la via verso l'equilibrio nelle relazioni sociali, politiche ed economiche e in che modo possa creare una realtà concreta e una concreta bellezza nella vita pratica.
Oggi la necessità ci costringe a cercare un equilibrio mondiale; ma crediamo che ci sia bisogno di una bellezza reale nella vita? [1] La bellezza non è l'espressione di equilibrio più perfetta?
E’ vero che le nuove esigenze, la durezza della vita moderna, sembrano soffocare la ricerca della bellezza. Ma, nell'arte come nella vita, questi stessi fattori non purificano la bellezza, non la spogliano del suo carattere idillico e lirico e non ne svelano chiaramente il valore reale?
E’ vero che la bellezza e l'arte nel loro significato convenzionale non sono direttamente utili nella vita quotidiana della nostra società presente. Piuttosto di occuparci dell'arte, stiamo ancora occupandoci comprensibilmente di cose utili. La vita infatti è irresistibile e la necessita è un fatto.
Se le nostre azioni e le nostre intenzioni fossero pure, potremmo raggiungere facilmente l'equilibrio nella nostra ricerca dell'utile, poiché ciò che è realmente utile è equilibrato. I fatti dimostrano però che noi commettiamo conti-nuamente gli errori che creano lo squilibrio. E come possiamo dire che cosa sia realmente e universalmente utile?
Di fatto, una vita equilibrata richiede il rispetto del principio dell'utilità per tutti.
Questa sembra spesso opposta all'utilità individuale ed è questa la ragione per cui non vengono ricercate l'utilità universale e l'equilibrio universale. Il mondo soffre le conseguenze di questo stato di cose. Noi non siamo ancora consapevoli dell'inutilità dell'arte del passato e non ci rendiamo conto del fatto che la bellezza purificata e l'arte purificata sono esigenze imperative per il mondo civilizzato.
E’ perciò della massima importanza che noi acquistiamo coscienza di tale situazione, che concepiamo la bellezza e l'arte in un modo completamente diverso da come esse venivano concepite in passato: che comprendiamo che l'arte, la cultura della bellezza, non soltanto seguì il progresso umano, ma lo precedette, e che essa ha già realizzato la creazione della bellezza pura, capace di entrare direttamente nel nostro ambiente tangibile non come decorazione bensì sotto forma di una nuova architettura che non escluda il colore ma includa tutte le arti plastiche. Ancor più importante è sapere che la nuova arte al suo apogeo può influenzare la vita pratica attraverso opere singole e attraverso la ricostru-zione del nostro ambiente; che quest'arte pura completa la società non come propaganda o come arte applicata bensì in virtù della sua sola espressione plastica. Per comprendere ciò è necessario sapere che cosa l'arte pura implichi, sapere che essa è un'espressione genuina e viva dell'equilibrio universale.
L'arte ha sempre cercato di instaurare l'equilibrio universale. [2]
In realtà, però, l'arte del passato, usando forme particolari, creò invece un equilibrio individuale che viene distrutto dall'arte nuova in quanto esso si oppone all'equilibrio universale. Una volta superata la situazione di caos, l'equilibrio universale è sorto.[3]
Lo stesso vale per la vita, la quale segue lentamente il corso dell'arte. Essendo "essere umano," "individuo," l'uomo ricerca l'equilibrio individuale nonostante la sua vaga coscienza del bisogno di conseguire l'equilibrio universale: e questa è la sua opera. In questo modo egli non soltanto sostiene, sviluppa e realizza sé stesso ma anche si distrugge. Egli deve distruggere sé stesso: l'equilibrio universale lo richiede, oppo-nendosi all'equilibrio individuale.
Bisogna sottolineare che, nell'arte e nella vita, quel che conta è l'equilibrio universale, non l'equilibro individuale. Quest'ultimo è simboleggiato dai piatti della bilancia vuoti.[4]
Questo simbolo antiquato della giustizia è causa di errori e perpetua la dottrina della ritorsione, la quale favorisce la vendetta. La ricerca di un equilibrio particolare (interesse personale) è alimentata dall'odio e produce la morte. Vediamo così in politica e in tutti gli altri campi, anche negli individui che cercano l'equilibrio, che l'odio, nascosto o aperto, produce lo squilibrio.
L'equilibrio universale è invece completamente diverso; in arte non conosce simmetria, nella vita non ricerca la somiglianza ma solo la reciproca equivalenza; esso conosce solo l'amore e crea l'unità. Per ignoranza, per falso egoismo, l'uomo è ostile all'equilibrio universale perché non capisce che esso include ogni vero interesse individuale. Non siamo riusciti a costruire l'equilibrio mondiale nonostante i nostri sforzi manifesti, i quali sono stati però solo tentativi di instaurare un equilibrio particolare. La Società delle Nazioni ne è una dimostrazione. La cultura dell'arte dimostra che soltanto lo sviluppo dell'uomo nel lontano futuro potrà creare l'equilibrio universale attraverso l’instaurazione di rapporti equivalenti. Questi rapporti sono già realizzati nell'arte pura - ossia nell'arte libera dalla figurazione e da ogni forma limitante -, la quale esprime la bellezza di rapporti equivalenti esclusivamente attraverso la linea e il colore puri. Quest'arte è un'immagine del fine ideale umano verso cui l'umanità sta muovendo. Per coloro che si ispirano all'arte nella vita, quest'ultima non può far altro che procedere nel suo cammino ma un po' più illuminata dall'arte. Essendo scaturita, e scaturendo sempre dalla vita, l'arte non può essere un modello dogmatico che dimostri il corso della vita dall'alto della sua astrazione. E l'arte pura non è altro che l'immagine della vita contemporanea ma estesa e sempre più purificata, cosicché oggi, alla fine della cultura plastica, quest'immagine può dimostrare la struttura soggiacente della vita.
Certo anche la scienza svela sempre più le leggi dell'esistenza, ma essa differisce dall'arte per il fatto che non può studiare con precisione ciò che si manifesta plasticamente, che essa deve penetrare la materia e perciò l'invisibile. [5]
L'arte rimane nella luce e si occupa solo di ciò che si rivela come "immagine." Ma la semplice osservazione della natura è insufficiente. Essa non ci presenta tutto insieme o nello stesso tempo. Così noi siamo condizionati dallo spazio e dal tempo. Al fine di percepire quella grande linea della vita che e l'”evoluzione”, dobbiamo mettere a confronto tutto ciò che è stato appreso durante la cultura della plastica e discernerne l'apogeo; ciò è possibile solo nell'arte, la quale ha ora raggiunto il termine della sua cultura. [6]
Per convincercene, è sufficiente che osserviamo il fatto che, quando la plastica pura finisce, essa ottiene il massimo di espressione col minimo di mezzi. Essendo la scala dell'evoluzione plastica completa, possiamo vedere chiaramente la via verso l'esatta espressione dell'equilibrio universale. [7]
Attraverso l'osservazione visiva, l'arte ha svelato le leggi dell'esistenza: le leggi dell'equilibrio universale. Essa ha scoperto la legge principale dell'equivalenza delle opposizioni e ha portato progressivamente in luce le sue implicazioni e le sue richieste. Nei suoi secoli di cultura, l'arte ha rivelato che la realizzazione di questa legge, benché diversa in ciascuna epoca, si manifesta in modo sempre più esatto nella misura in cui l'uomo si sviluppa e diventa più cosciente. E’ chiaro perciò che, benché la legge dell'equivalenza rimanga sempre intatta, ogni epoca ha le sue varie leggi plastiche sussidiarie. L'arte dimostra che le nuove condizioni di vita non sono create per caso e non sono sbagliate bensì sono governate da leggi fisse e sono perciò conseguenze necessarie delle mutate relazioni dell'uomo e del suo ambiente. La cultura dell'arte ci dimostra che tutte queste modificazioni nella realizzazione della legge dell'equivalenza servono a conseguire infine la sua pura realizzazione, la costruzione di "relazioni equivalenti." L'arte ci dimostra così che non esiste una verità assoluta ma che ci sono nondimeno verità immutabili per ogni fase dell'evoluzione umana: leggi fisse che determinano la vita. Benche "la vita", l'esistenza - la verità - ci siano nascoste, la legge dell'equivalenza ci viene rivelata sempre più. Svelando progressivamente la legge principale, scoprendo costantemente le leggi sussidiarie di ogni nuovo fenomeno, l'uomo si avvicina sempre più alla verità. Questo progresso è la cultura del rapporti equivalenti.
Come rivela infatti l'arte, c'è un progresso nella manifestazione dell'equivalenza. Mentre l'arte del passato aveva un'equivalenza velata e confusa, la nuova arte manifesta infine un'equivalenza esatta e pura. Se, come abbiamo detto, l'arte ha sempre cercato di stabilire un equilibrio universale, che viene creato in accordo con la legge della reciproca equivalenza, allora ogni arte cerca di esprimere l'equivalenza. Lo sottolineiamo perché soltanto la legge dell'equivalenza conduce direttamente all'equilibrio universale nella vita come nell'arte.
Non cerchiamo dunque l'uguaglianza, la libertà o la fraternità bensì l'equivalenza in tutte le cose. L'equivalenza crea quegli ideali che, invece di restare solo ideali, saranno realizzati attraverso di essa nel futuro. Nell'arte, come nella vita, l'equivalenza è creata attraverso i rapporti e attraverso i mezzi (oggetti, immagini). Attraverso di essi diventiamo coscienti dello spazio e del tempo. In coerenza con questa mentalità mutevole, l'uomo crea o trasforma i mezzi e i loro rapporti e ogni nuova apparenza spaziale diventa la base dell'apparenza seguente. Così, reciprocamente, i rapporti e i mezzi creano la mentalità.
Sarebbe perciò impossibile capire perché la cultura dei rapporti sia trascurata - anche nel nostro tempo - se non fosse così chiaro che essa è stata soppressa dall'uso erroneamente egoistico dei mezzi. Noi tendiamo a dimenticare che i rapporti perfezionano i mezzi e che i mezzi appropriati richiedono rapporti omogenei. Lo dimentichiamo nella politica come nella vita economica e sociale.
Questa nozione è dimenticata anche nella scienza? Non è essa il segreto della medicina e della chimica nella precisa equivalenza di rapporti oltre che nei mezzi usati o creati? [8]
Tutte le tendenze della nuova arte - le quali rappresentano una conseguenza dell'arte del passato - hanno condotto inconsciamente alla plastica pura, ossia all'esatta realizzazione dell'equilibrio universale. Avendo innalzato il contenuto della vita, nel campo libero dell'arte le nuove tendenze potrebbero continuare la cultura (progresso) della vita e quindi anticiparla. E se qualcuno dovesse chiedere se sia sbagliato porre l'arte pura come l'immagine idealizzata della vita, noi dobbiamo chiedere solo se l'equilibrio universale non sia l'ideale della vita pratica e della vita concreta. Che cosa stiamo cercando di fare in politica, nella vita economica e sociale, se non di stabilire l'equilibrio? Ma mentre la vita richiede e cerca di produrre l'equilibrio universale, che è vitale e sempre creativo, l'uomo tende naturalmente all'equilibrio individuale, che è statico e perciò mortale. Se egli è consapevole di ciò, allora rifiuta ogni equilibrio, perché l'equilibrio universale gli è estraneo. Egli ricerca pertanto la vita nello squilibrio di eventi passeggeri. Per fortuna, anche se ci rinchiudiamo in forme diverse e limitanti - le quali ovviamente si oppongono l'una all'altra in una condizione di squilibrio e perciò impediscono l'equilibrio universale -, è la vita stessa a liberarci. Essa ci indica le vie verso l'equilibrio, ma a causa della sconcertante complessità della vita pratica diventa difficile discernerle. Sappiamo ben poco sulla vita e gran parte di essa ci rimane completamente oscura, così che manifestamente non possiamo imporre dogmi e non possiamo predire o dirigere il corso degli eventi. Noi dobbiamo sempre seguire la vita, ma cerchiamo di seguire veramente la "vita" e non i suoi eventi.
Finora la ricerca dell'equilibrio universale è stata trascurata a favore di interessi individuali. L'arte dimostra che, finché questi dominano, non può esistere un equilibrio mondiale. Per raggiungere l'equilibrio universale, la nuova arte deve sacrificare la bellezza della forma limitante e particolare al fine di stabilire rapporti equivalenti attraverso il loro aspetto universale di linea e colore.
Liberiamoci perciò dalla falsa concezione della bellezza e dell'arte e non consideriamo la bellezza o l'arte semplicemente come cose "gradevoli" bensì come l'espressione più vitale dell'equilibrio universale.
E mentre noi esaminiamo la bellezza nella cultura dell'arte, muoviamo verso ciò che è stato finalmente rivelato; avremo così una base solida per la vita pratica. E se è vero che la cultura della bellezza e la ricerca dell'utile nella vita stessa potranno aiutarci col tempo a trovare un equilibrio mondiale, perché dovremmo prendere la via dell'errore e dell'oscurità invece di seguire quella sperimentata? [9]
Facciamo sì che gli uomini del nostro tempo, gli uomini d'azione che premono per avere risultati immediati, che sono orientati in modo così intenso verso la realizzazione concreta, che sono così ostili all'arte cosiddetta astratta, facciamo sì che comprendano attraverso quest'arte che la realizzazione di ogni cosa dipende dai mezzi impiegati, e che soltanto con mezzi puri può essere instaurato un equilibrio universale. Non c'è piena coscienza di questo fatto perché la bellezza è creata con mezzi di ogni genere nella vita come nell'arte. Diventa così possibile accontentarsi di una bellezza vaga e di un equilibrio illusorio. Ma la vita non si accontenta e li distrugge costantemente finche non venga realizzata veramente la "bellezza," e quindi l'equilibrio universale. E’ questo il progresso dell'umanità verso la coscienza.
Parigi, giugno 1932

L'arte nuova, la nuova vita [pagine 306-308]

…delle vecchie forme particolari, degli interessi personali e collettivi. Benché quest'intenzione e tutti gli sforzi della Società delle Nazioni dimostrino che la cultura dei rapporti puri ha avuto inizio, abbiamo ogni ragione di preoccuparci.
Perché non proibiamo la produzione di armi e non distruggiamo tutte le armi ancora esistenti nella nostra società "civilizzata"? Se le armi fossero soppresse, gli uomini avrebbero molto minori possibilità di uccidersi l'un l'altro. Nella nostra società, però, troppi uomini accumulano fortune o si guadagnano di che vivere per mezzo di questi strumenti barbari. Inoltre, è l'interesse particolaristico ad alimentare la guerra. Non è pero forse il compito di coloro che cercano rapporti equivalenti costituirli e opporsi così a questa forma primitiva ora coltivata fino alla sua possibilità estrema? Non dovrebbero inoltre la scienza e la tecnica, che si prestano a questa cultura infernale, essere guidate per vie che conducano alla felicità dell'uomo? Ma un mondo civile disarmato sarebbe privo di difesa contro un mondo non civilizzato che eventualmente lo aggredisse. Vediamo dunque di nuovo che la vita stessa, nonostante tutti i suoi difetti, è più saggia di noi e ha sicuramente le sue ragioni per procedere lentamente.[Questo paragrafo è stato aggiunto a mano da Mondrian sul dattiloscritto.]
E’ logico evidentemente che il nostro tempo tenda al perfezionamento materiale e morale delle forme particolari create dalla cultura del passato; osserviamo però che il suo contenuto essenziale richiede che ci occupiamo innanzitutto dei rapporti reciproci di queste varie forme. Il contenuto della cultura del passato - la cultura della forma particolare - consisteva nel creare questa forma e nel concentrarsi su di essa senza curarsi troppo dei suoi rapporti reciproci. L'errore consisteva però nel credere che una vita equilibrata potesse essere raggiunta attraverso il solo perfezionamento della forma. Questo errore, che ci è rivelato dalla vita, ci è dimostrato anche dall'arte del passato. L'attenzione veniva concentrata sempre sulla forma particolare e si pensava che, perfezionando la forma, fosse possibile creare l'opera d'arte. Ma l'artista aveva gia percepito il valore dei rapporti e, come abbiamo osservato sopra, l'espressione dei rapporti si sviluppò, per quanto in modo inconscio, nell'arte come nella vita.
Così il concentrarsi dell'attenzione sulla forma particolare, che comporta il pericolo di rimanere nell'ambito dell'individuale, non aveva nell'arte altro effetto se non quello di aprire questa forma particolare in modo da poterla unificare con l'intera opera, e nella vita col mondo intero.
Per essere coscienti della necessità di una diversa organizzazione sociale, non ci si ispira mai abbastanza a ciò che la cultura dell'arte ci dimostra. Ripetiamo che il contenuto essenziale dell'arte comporta l'annientamento dell'oppressione individuale della forma come pure la creazione del l'espressione universale del ritmo.
Ripetiamo che l'arte nuova non è l'arte del passato rivestita di panni nuovi. Proprio grazie a questo travestimento l'arte del passato si conservò di secolo in secolo, anche in epoca moderna. Nell'arte, come nella vita, non si vede abbastanza chiaramente che la nuova èra implica una nuova cultura e che la cultura della forma particolare si sta avvicinando alla sua fine. Benche la nuova mentalita si sia affermata solo in pochissimi individui, la cultura dei rapporti equivalenti si rivela per conseguire il suo obiettivo: la creazione di un equilibrio universale. [pag. 306]
Nella vita la riorganizzazione non dev'essere dunque limitata alle forme particolari stesse e in ciascuna di esse isolatamente, bensì deve estendersi sulla vita universale.
In politica non è sufficiente tendere a rapporti interni equivalenti ma occorre pervenire soprattutto alla realizzazione di rapporti equivalenti di ordine internazionale.
In arte, la neoplastica ci dimostra questa necessità nel modo più esatto. Per mezzo di linee intersecantisi, i rapporti reciproci distruggono ogni piano separato, di modo che essi possono unirsi completamente fra loro.
I piani rettangolari di dimensioni e colori variabili dimostrano che l’internazionalismo non implica un caos governato dalla monotonia bensì un'unita ordinata e nettamente divisa. Nella neoplastica ci sono di fatto limiti assai pronunciati. Questi limiti non sono però realmente chiusi; le linee rette in opposizione ortogonale si intersecano costantemente, cosicché il loro ritmo continua nell'intera opera.

Analogamente, nell'ordine internazionale del futuro, i vari paesi, pur essendo reciprocamente equivalenti, avranno il loro valore proprio e diverso. Ci saranno frontiere giuste, proporzionate al valore di ogni paese in relazione all'intera federazione. Queste frontiere saranno nettamente delimitate ma non "chiuse"; non ci saranno dogane ne carte di lavoro. Gli "stranieri" non saranno più considerati come meteci.
Nonostante ogni divergenza nei rapporti di dimensione, la neoplastica si fonda sul rapporto ortogonale di posizione, che è costante. Ciò indica che nell'ordine futuro, nonostante ogni differenza di quantità, ci sarà ovunque una costante di qualità, che è la base dell'unità completa.
Benché la neoplastica costituisca il fine della cultura umana, questo fine indica la via per domani. E se la reciproca uguaglianza che la neoplastica manifesta non può essere realizzata nella vita oggi, la nuova arte ci dimostra che possono esservi costituiti forme e rapporti puri e, attraverso di essi, una nuova organizzazione che consentirà già una vita più libera e più realmente unificata.
Conformemente all'annientamento della forma particolare nell'arte, vediamo nella vita annullarsi già molte concezioni limitanti del passato.
Vediamo che la religione, divenuta nella sua forma di Chiesa una forma limitante, si libera sempre più nel corso della cultura umana dei suoi ridicoli travestimenti e rivela il suo vero contenuto. Se l'arte ci dimostra che la reciproca separazione delle forme aumenta il loro valore intrinseco e produce un'unione più perfetta, possiamo constatare con gioia anche la separazione della Chiesa e dello Stato e la separazione della religione dall'erudizione o dalla filosofia. Liberata e restituita a sé stessa, ogni cosa perverrà più facilmente al suo approfondimento.
Tutte le vecchie forme limitanti, come la famiglia, la patria ecc., che furono così a lungo coltivate e protette dallo Stato e dalla Chiesa e che sono necessarie ancor oggi, sono considerate dalla nuova mentalità, nel loro senso convenzionale, ostacoli a una vita veramente umana. Quali sono attualmente, esse si oppongono all'instaurazione dei rapporti sociali puri e alla libertà individuale.
Evidentemente è difficile, per la nuova mentalità, abbandonare le forme particolari che l'hanno generata. Se essa le riconosce però come forme oppressive, [pagina 307] il loro abbandono non comporta più alcun sacrificio. D'altra parte la vita ci sospinge e il nostro libero arbitrio non è sempre in gioco.
Proprio come la stessa arte ha lentamente create una nuova espressione plastica caratterizzata da un equilibrio più reale, anche la vita creerà gradualmente quest'equilibrio in una nuova organizzazione sociale ed economica.
La via che sarà seguita dalla vita dipenderà non solo dagli sforzi della nuova mentalità bensì anche dal tipo di resistenza che sarà esercitato dalla mentalità del passato. La vita, nel suo corso, è però costretta dalla necessità e le sue nuove esigenze premono sempre più verso l'equilibrio universale. E’ la necessità a creare il progresso e questo spinge avanti l'uomo. Se il progresso (nella scienza, nella tecnica ecc.) è troppo avanzato perchè gli uomini in generale possano seguirlo, essi finiscono col servirsene male e spesso ne soffrono. L'esperienza e l'istruzione sono perciò due esigenze imperative.
Il fatto che l'uomo sia costretto a concentrarsi sempre più su sé stesso per poter sopravvivere e che la vita diventi sempre più difficile potrebbe minare la sua fede nel progresso della civiltà. Se noi riconosciamo pero che questo stato di cose è imposto dalla necessità e che è causato dal culminare della forma particolare morente - e che si tratta perciò di una costrizione passeggera, esterna -, allora diventa chiaro che la liberta si sta approssimando.
Benché per l'uomo l'esistenza reale, individuale e collettiva, sia la cosa più importante di tutte, nulla è più infantile che desiderare l'impossibile. Proprio quando vogliamo una cosa a tutti i costi, finiamo col mancare il nostro obiettivo. Per creare un'esistenza realmente umana dobbiamo avere coraggio, perseveranza, pazienza. Il tempo che profondiamo in questo tentativo può essere considerate perduto? Non dimentichiamo che l'essenziale per l'uomo e coltivare il suo vero essere di uomo: le cose passeggere lo aiuteranno a realizzare il suo fine. Coltivando il suo vero essere, egli conseguirà la forza, la quale porterà con se una vita passeggera conforme a tale essere.
Al fine di creare quest'esistenza per noi stessi e per altri, avremo la forza, se necessario, non soltanto di sopportare ma anche di creare la rovina della nostra esistenza apparente, di sacrificare gli interessi e le condizioni che favoriscono quest'esistenza?
L'arte, la quale, distruggendo la forma particolare, ha sacrificato la bellezza di questa espressione plastica pura, ha gia dimostrato di avere tale forza.
Anche quando coltiviamo il nostro vero essere - ossia la vita reale - siamo costretti a essere egoisti. Il passato ha nascosto questo stato di cose. La nuova mentalità lo confessa. Essa considera l'egoismo giustificato e necessario per la creazione della nostra propria vita e di quella degli altri. La morale convenzionale ricuserebbe nondimeno ogni egoismo. Essa coltiva il sacrificio e il mondo ne trae vantaggi e sofferenze.
La morale convenzionale non è pero l'espressione pura di un'alta morale universale. Esattamente come nell'opera d'arte figurativa l'espressione plastica pura è non soltanto confusa ma anche distorta, così nella vita questa morale è confusa e distorta dalla propria limitazione di fatto in varie forme.
E come, ancor oggi, la cultura della forma particolare e quella dei rapporti si confondono, così nella morale convenzionale si mescolano insieme due azioni [pagina 308] opposte: il concentrarsi dell’attenzione sulle forme particolari e l’unione di queste forme col tutto.

[seguono pagine 313-316]

Finché esistono queste opposizioni ostili, l'una annienta l'altra. Finché esiste l'odio, il vero amore è impossibile. Di qui la mancanza di vero amore, di fratellanza, di amicizia. E’ ovvio perciò che in una tale società queste belle cose debbano inevitabilmente abolirsi da se stesse.
Abolendo l'aspetto naturale della forma, l'arte ci dimostra che la vita produrrà ciò a cui l'uomo, nella vita, tende invano o che si rifiuta di fare. Abolendo l'amore, per esempio, la vita sta realizzando in modo esatto il suo contenuto vero. Dal punto di vista della nuova morale, la quale impone la giustizia, nessuna delle qualità umane può sussistere, a meno che esse non siano reciproche. In considerazione delle disuguaglianze esistenti fra gli uomini, la nuova morale non può dunque imporre queste qualità prima che venga raggiunto un certo grado di reciproca uguaglianza.
Provvisoriamente, essa può imporre solo la costituzione dei rapporti puri e una giusta educazione al fine di creare quell'uguaglianza che conduce logicamente alla realizzazione delle qualità citate sopra. La mentalità attuale non è in grado di realizzarle, ma è capace di rispettare la logica della giustizia.
Soprattutto a causa della durezza della vita attuale, quasi nessuno ha più del buon cuore. Dovremmo cercare di riportarlo in vita nonostante che l'intelletto e le circostanze lo escludano? Dovremmo combattere il progresso della civiltà e opporci alle sue conseguenze? Lasciamo alla vita il compito di approfondire l'intelletto, di trasformare le situazioni sociali, in modo da poterci riavvicinare al vero sentimento e recuperare il buon cuore. Cerchiamo di essere in armonia con la vita che sta evolvendosi.
Ogni giorno ci meravigliamo della completa assenza di vero amore, di fraternità, di amicizia, di bontà. Molti secoli fa fu imposto l'alto messaggio dell'amore universale: anche se la sua influenza è innegabile, l'uomo non è mutato.
Non insistiamo dunque su ciò che si è rivelato irrealizzabile. L'arte ci dimostra che la vita sospinge l'umanità verso lo stato di equivalenza del suoi due aspetti opposti e dunque verso l'annullamento delle limitazioni individuali. E’ cosi che la vita perviene a realizzare alti ideali un tempo imposti.
Pur essendo circondati da ogni sorta di forme limitanti che stanno morendo e decomponendosi, possiamo discernere ben poco della nuova era, la quale è nondimeno visibile in virtù di un'azione che non è stata ancora realizzata solo a causa della sua temporanea oppressione da parte di queste forme.
Con l'approssimarsi della nuova vita, viene chiaramente instaurandosi una nuova morale. Essa si fonda manifestamente sulla nuova cultura rivelata dalla vita e dall'arte. Durante la cultura dei rapporti equivalenti, essa si fonda sull'apogeo di questa cultura, ossia sulla realizzazione dei rapporti reciproci equivalenti che la nuova vita è avviata a raggiungere.
La nuova morale e quella della vita sociale in opposizione alla morale del passato, la quale tendeva al medesimo fine ma promuoveva in realtà solo la vita particolare, individuale o collettiva. Mentre la morale del passato era sostenuta dalla Chiesa e dallo Stato, la nuova morale è sostenuta dalla società. Il suo contenuto, concepito astrattamente, è la giustizia internazionale, universale. Mentre infatti la vecchia morale, nonostante il suo contenuto essenziale, sosteneva in realtà le varie forme particolari - le une addirittura a danno delle altre -, la nuova morale è capace di realizzare il rapporto equivalente del mondo civilizzato.
Che una nuova vita stia sorgendo è confermato dal fatto che la vita attuale presenta questa opposizione - spesso terribile -, che possiamo constatare, alla vecchia cultura e alla sua morale. Poiché l'uomo conserva ancora in sé lo stato bruto e animate si assiste a eccessi e addirittura a crimini. Invece di cercare di giustificare questo comportamento, cerchiamo piuttosto di sottolineare l'instaurazione dei rapporti puri e delle forme depurate, per mezzo dei quali tutti questi residui dello stato primitivo dell'uomo saranno ridotti al minimo, così che la nuova vita possa svilupparsi senza terribili sconvolgimenti. Ma anche a causa delle esigenze della vita attuale e delle varie situazioni da essa create, la morale del passato si annulla sempre più. Nella vita attuale qualità morali come la bontà, l'amore disinteressato, l'amicizia, la carità ecc. diventano sempre più difficili da praticare. L'individuo, sempre più dedito a preoccupazioni di ordine materiale, non ha più energie da perdere; il fatto che, a causa della disuguaglianza degli uomini, ci sia chi consegue profitti a danno di altri non è più giustificabile.
Se il fatto che l'uomo sia costretto sempre più a conservare e difendere la propria vita sembra contraddire l'evoluzione o costituire un argomento contro il progresso della civiltà, non dimentichiamo che ci troviamo al termine della cultura della forma particolare e che dobbiamo subire perciò gli effetti della dissoluzione delle forme del passato. In passato l'individuo era sostenuto da queste forme; ma ora che esse sono danneggiate, non sono più in grado di sostenerlo e anch'egli viene a trovarsi in pericolo. In questo modo egli recupera però il suo "io" e dipenderà dalle sue forze se egli riuscirà presto o tardi, mediante la costituzione delle forme libere, a conseguire la propria libertà. Una necessità imperativa gli si impone: egli deve creare.
Benché la nuova morale e la ragione possano guidarci, e l'arte possa precederci indicandoci la via, insistiamo sul fatto che nell'arte, come nella vita, la "realizzazione" viene al primo posto e la nuova vita è creata da qualità che possono apparire semplici e insignificanti ma che hanno il massimo valore. Citiamo come esempio il valore dell'esattezza e della purezza di esecuzione che la nuova arte ci indica come possibile anche nella vita. Benché in ogni arte tutte le opere siano realizzate per mezzo dell'esattezza e della purezza di esecuzione, nell'arte nuova queste qualità non soltanto sono sviluppate all'esterno ma sono concepite inoltre in un modo del tutto diverso che nell'arte del passato. In questa, nonostante tutta la sua precisione, tutto è confuso. Nell'arte nuova, al contrario, tutto viene in luce in modo chiaro: forme neutre, piani, linee, colori, rapporti. Attraverso la sua esattezza e precisione di esecuzione, la nuova arte stabilisce in un modo reale la reciproca equivalenza nella composizione: l'equilibrio.
Questo fatto dimostra per la vita questa verità: che le nuove forme e i rapporti reciproci hanno un valore reale solo a condizione che siano realizzati in un modo esatto e precise.
L'esattezza e uno fra i mezzi di cui si sente in modo più impellente l'esigenza al fine di realizzare la nuova vita. In molte manifestazioni della vita attuale vediamo che la precisione e l'esattezza sono sempre più ricercate e imposte dalla necessità. Basti ricordare come esempio il traffico nelle nostre grandi città. La Place de l'Opéra a Parigi ci dà della nuova vita un'immagine migliore di quella che ci viene data da molte teorie su di essa. Il ritmo di opposizione, ripetuto due volte nelle due direzioni, realizza con l'esattezza della sua esecuzione un equilibrio vivente. Osserviamo che nella vita le qualità morali non sono sufficienti ma si tratta di realizzarle.
L'intero progresso della civiltà (la vita attuale) sta muovendo inconsciamente e spesso in modo erroneo nella direzione della nuova vita. Considerando lo spirito del passato e concentrandoci sulle diverse forme, non ci siamo ancora resi pienamente conto del fatto che, in questo modo, creiamo inevitabilmente rapporti ingiusti. Ne risulta uno stato di squilibrio. Nello stesso tempo, però, possiamo constatare con gioia che, anche nel campo della politica, viene rivolta ai rapporti reciproci una sincera attenzione. Questo sforzo può annullare le forme limitanti dannose e le loro nefaste conseguenze.
Finora sostenute dalla tradizione, dallo Stato e dalla Chiesa, dalla maggior parte delle condizioni familiari, sociali e religiose, queste forme primitive stanno lentamente perfezionandosi e modificando il loro aspetto. Affermare il contrario e credere - come è stato fatto così spesso - che le nuove condizioni attuali siano forme del passato degenerate, equivale a rovesciare il corso del progresso, a non vedere il contenuto della vita, il quale, nonostante tutto, è rivelato dall'arte e dalla vita concreta come la liberazione da ciò che è particolare e l’unione con ciò che è universale.
La nuova mentalità, che si è liberata dall'oppressione della forma particolare ed è perciò divenuta capace di tendere verso la realizzazione dei rapporti equivalenti, è oggi nondimeno rappresentata da una piccola minoranza. Come abbiamo però ricordato in precedenza, questa minoranza è sostenuta dall'azione inconscia di una collettività abbastanza grande. Tutti insieme stiamo muovendo verso la costruzione dei rapporti puri, la quale conduce alla realizzazione dei rapporti equivalenti. La meta di questo movimento è l'abolizione delle forme limitanti, il progresso dell'umanità.
Tutti stanno movendo contro la cultura del passato - la cultura della forma particolare - e tutti sono già nella cultura della nuova èra, quella del rapporti equivalenti.
Questa verità, che l'arte ci ha dimostrato plasticamente e perciò in modo visibile, ha grande importanza al fine di capire in qualche misura il corso complicato del progresso della civiltà è di accettare il male come il bene nella vita e non perderci in una critica pessimistica della vita che sarebbe causa di tante sofferenze.
Osserviamo però che l'arte - benché su un terreno astratto - non si limitava a un'"idea" ma fu sempre un'espressione "realizzata" dell'equilibrio.
Benché le idee siano l'origine delle cose in noi e benché i principi umanitari abbiano una forza enorme, il problema principale è la realizzazione della felicità nella vita.
Mentre all'inizio di una cultura le idee sono forti, verso la sua fine non soltanto diventano logore ma proprio allora ne viene chiesta la realizzazione. All'inizio della cultura dell'arte, il suo equilibrio era ancora più o meno velato da concezioni individuali. Verso la fine della sua cultura, l'arte lo ha instaurato in un modo - relativamente - reale. Perché dovremmo disperare di questa possibilità nella vita?
Gran parte di ciò che concerne la nuova organizzazione additata dall'arte nuova sembrerebbe essere in corso di realizzazione in Russia in un modo più diretto che negli altri paesi. Ogni paese ha però i suoi caratteri e le sue esigenze peculiari e ciò che è possibile o desiderabile per un paese non lo è sempre per un altro.
La grande linea dell'evoluzione è nondimeno universale ed è la stessa per ogni paese. Possiamo dire, in generale, che se la nuova organizzazione di un paese è troppo avanzata perchè gli individui possano seguirla o se la disuguaglianza degli individui si oppone ad essa per qualche tempo, la vita fornirà la soluzione giusta, indicherà la strada da prendere.
Se consideriamo le cose con attenzione, vediamo che in tutti i paesi civilizzati stanno venendo in luce fenomeni analoghi.
L'evoluzione è però in essi generalmente lenta e le sue manifestazioni, velate nelle forme tradizionali, vi sono più complesse che in Russia. Quest'evoluzione è forse meno avanzata? Ce lo dirà la vita: la vita è verità.
Parigi, dicembre 1931

pagina

[1] -“Nel nostro tempo la necessità spinge verso la ricerca di un equilibrio mondiale, ma non si ha forse bisogno di una bellezza reale nella vita?” (Traduzione 2013 di Angelica Tizzo, in Piet Mondrian, L’arte nuova, La nuova vita, edizioni Abscondita SRL, Milano 2013).
[2] - [Ed è privilegio dell’arte averlo in ogni tempo realizzato, sia pure relativamente] Passaggio espunto da Mondrian sul dattiloscritto, riportato nell’ed. cit. 2013.
[3] - “L’equilibrio universale è dunque nato dal caos.” (Trad. 2013)
[4] - “E’ assolutamente necessario insistere sul fatto che nell’arte come nella vita è in gioco l’equilibrio universale, non quello individuale, simboleggiato dai piatti vuoti della bilancia” (Trad. 2013)
[5] - “Certo, anche la scienza sempre più dimostra le leggi dell’esistenza, ma differisce dall’arte per il fatto che non può procedere allo studio di ciò che si manifesta plasticamente, ma deve penetrare nella materia, dunque nell’oscurità”. (Trad. 2013)
[6] - “Per vedere quella grande linea della vita rappresentata dell’”evoluzione” è necessario confrontare tra loro tutte le osservazioni fatte nel corso della cultura plastica e individuarne l’apogeo, e ciò è possiblile solo all’arte, che è ormai pervenuta alla fine della sua cultura”. (Trad. 2013)
[7] - “Per averne la prova, è sufficiente osservare che alla fine della plastica pura il massimo di espressione è raggiunto con il minimo di mezzi. Essendo la scala dell’evoluzione plastica completa, possiamo vedere chiaramente la via verso l’esatta espressione dell’equilibrio universale”. (Trad. 2013)
[8] - “Il segreto della medicina e della chimica non consiste forse nell’esatta equivalenza di rapporti oltre che nei mezzi di ciò che si utilizza o si compone?” (Trad. 2013)
[9] - “..., perché dovremmo imboccare la via dei molteplici errori e dell’oscurità invece di seguire quella che si è già dimostrata giusta?” (Trad 2013)